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Lifestyle News
blockbuster-copertina

C’erano le lire, e per chi non era figlio di papà (Imbruttito) erano pure poche. Roba di mance della zia o frutto di lavoretti occasionali, che venivano poi usati per divertirsi di brutto, andando a ballare al Rolling Stone, al Casablanca di pomeriggio o allo Studio Zeta (dipende dal target) o scegliendo di buttarli via in alcuni negozi.

Le lire non ci sono più, e alcuni di quei negozi nemmeno. Eppure il loro fatturato lo abbiamo fatto crescere a botte di vecchio conio. Loro ci hanno preso la paghetta, e noi gli abbiamo lasciato un pezzo di cuore. Erano i posti che fuori da scuola o dopo l’uni si frequentavano in centro a Milano, i perfetti centri di aggregazione delle bigiate, i regni dei sogni da teenager, scuole di formazione professionale per nerd e menose senior, l’incontro senza ritorno del nostro colesterolo con il junk food.

Alcuni di questi, negli anni, non ce l’hanno fatta, ma ricordiamo 5 tra i più storici e importanti negozi degli anni ’90 dove spendevamo le 4 lire che avevamo in tasca prima di rompere il c***o ai genitori per averne ancora:

1_Blockbuster

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«Quanto mi manca il blockbuster» canta oggi Ghali. E sì, manca il Blockbuster, come icona chiaramente. D’altronde non poteva resistere: oggi è più difficile trovare un DVD in casa che una Enjoy in periferia, e i servizi di streaming se lo sono mangiato con un appetito alla Giuliano Ferrara, ma è bello ricordare quando ci si perdeva in mezzo alle file di film e videogame, oltre che a tutte quelle caramelle e snack altamente malsani e fatti di colori accesi e fluo che in natura non si sono mai visti. E, soprattutto, la cosa più memorabile del Block: l’ansia della riconsegna…. Nell’ultimo periodo praticamente potevi tenerlo 26 minuti, e poi scattava la multa.

Hanno provato a rilanciarlo. Bravi, ma è ovvio che non sarà mai la stessa cosa.

2_Messaggerie Musicali

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Si accendeva la radio, si metteva su TRL, oppure per sentire le novità musicali del momento si andava alle Messaggerie. C’erano a disposizione gli auricolari per ascoltare nel negozio le ultime hit e con un deca ci si portava via anche un cd singolo. Poi poster, portachiavi, floppy disc, lettori cd e tanto altro. Dopo un panzerotto di Luini, via alle Messaggerie. Se quelle cover di Britney Spears o dei Metallica potessero parlare!

3_Fiorucci

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Praticamente era molto semplice: o avevi la maglietta di Fiorucci (o della Onyx) e le scarpe Fornarina, oppure eri classificata con un delicato babbadimichiasfigatasecchionainutile. E il profumo di Fiorucci era così sobrio e lievemente dolciastro che inebriava da San Babila fino a Porta Venezia, rendendo deficienti tutti i ragazzi al primo ormone impazzito. Ne sono stati venduti ettolitri ed ettolitri. Indimenticabile.

4_Burghy

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Altro che McDonald: a Milano ci si spaccava da Burghy. Ci si prendeva un Big Burghy, un King Fish o un King Chicken e via, che anche oggi si digerisce domani. Con poche lire si consumava il menù, pupazzetti o spille incluse, e quel sapore era a dir poco indimenticabile. Niente a che vedere con oggi… cari PAGLIACCI.

5_Astra Games

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Si trovava in una traversa di Vittorio Emanuele, ci si arrivava solo a piedi. Se si era in centro, bisognava andarci per forza. Si scendeva una scalinata illuminata e tra i mille neon sparsi per la sala buia si buttava il cash in tutti i coin up del momento: da Bubble Bobble a Street Fighter, senza dimenticare 3. E continuamente ricompariva l’Insert Coin lampeggiante sullo schermo.

 

Credit immagine di copertina

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