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Lifestyle
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Ci sono momenti della vita che non vorremmo capitassero mai due volte: l’assicurazione da pagare, aprire la partita IVA, la morte di Marissa Cooper e la prova costume. Tanto i magri non lo capiranno mai che è grazie a noi taniche di Barolo che loro spiccano in spiaggia con i six-pack talmente scolpiti da poterci grattugiare pure il parmigiano per condire la pasta alla norma che noi, giustamente, ci portiamo in spiaggia come schiscetta; e alla luce di tutto questo, non ci rimane altro che allinearci, smettere di prendere la forma dello scoglio e magari, quest’anno, ambire almeno alla silhouette di una cozza. Perché tutti abbiamo come sogno quello di portare il costumino bianco alla David Gandy nella pubblicità di Dolce&Gabbana e smetterla, alla fine, d’assomigliare alla barca.

Per questo, ho provato per un giorno la Dieta Scarsdalemolto di moda, e vi assicuro che è già tanto se sono vivo per raccontarlo.

Ma innanzitutto: che cazzo è questa fantomatica Dieta? Sulla carta sarebbe un regime alimentare da seguire per due settimane che promette di far perdere ben 500 grammi al giorno; in pratica, è più vicino alla dieta settimanale di Chiara Biasi: rassegnazione, amarezza e due fagiolini senza olio.

Ecco cosa prevede la Scarsdale per colazione:
«Mezzo pompelmo – o frutta di stagione –, una fetta di pane integrale e un tè o un caffè senza zucchero»
Ambiziosa come un’Arisa che a luglio sogna di sfilare per Victoria’s Secret, son partito col pompelmo a colazione: svegliarsi la mattina col sapore dell’acido muriatico in bocca è, effettivamente, un ottimo metodo per vomitare anche la comunione o non voler più pensare al cibo per altre 72 ore. Ma, in realtà, la sofferenza è stata prendere un caffè senza zucchero. Oh, non ci riesco.

Per pranzo, Signori e Signore, avendola seguita di lunedì (non che gli altri giorni fossero un pranzo di Natale a Bari, eh):
«Carni fredde assortite a scelta (carni magre, pollo, tacchino, manzo, prosciutto), pomodori affettati (alla griglia o in umido), un caffè o tè o acqua tonica dietetica.»
Con un buco nello stomaco, dalla colazione, pari forse a quello dell’ozono, il piatto di affettato di tacchino l’ho preso come il nuovo singolo di Young Signorino: male, malissimo. Naturalmente non mi aspettavo di poter mangiare un piatto di cannelloni o farmi un’endovena di Lindt fuso, ma perlomeno un omogeneizzato o che so, anche sui croccantini del gatto non ci avrei sputato sopra. E ciliegina sulla torta: l’acqua tonica dietetica, come se già di per sé l’acqua tonica non facesse cagare. Ho concluso però il pranzo con lo stesso entusiasmo di fine puntata della Parodi: cotto & vaffanculo ma chi me l’ha fatto fare?

Le ore tra il pranzo e la cena sono state a dir poco mistiche; alternavo momenti in cui percepivo la fame di Mosè dopo quaranta giorni sul Monte Sinai ad altri in cui provavo dei fortissimi sentimenti per l’Arbre Magique alla vaniglia in macchina. Ma finalmente, dopo il patito Ramadan, a cena:
«Pesce magro o crostacei preparati senza grassi, dell’insalata mista, una fetta di pane integrale tostato, un pompelmo o frutta di stagione e sempre un caffè o un tè». Che in realtà lì scritto parrebbero anche tantissima roba da poter mangiare ma, in pratica, le calorie assunte non sfamerebbero neppure il Chihuahua di mia madre – che, per inciso, è grande quando una candela da bagno dell’Ikea.

Ah, dulcis in fundo: durante la Scarsdale sono previsti gli spuntini, a patto che siano composti unicamente da cetrioli o sedani. Come se il sedano fosse davvero una cosa da mangiare e non esistesse solo per il soffritto, capito? Roba da matti, roba da magri. E la lascio, con estremo piacere, a loro.

 

 

Articolo scritto da Andrea Perticaroli

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