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Lifestyle News
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Sarà che ormai ho fatto il giro di boa dei 30 anni, o che la tecnologia allarga ogni giorno in maniera inesorabile il gap generazionale, ma non so proprio cosa si porteranno i ragazzini di oggi nei ricordi di domani, quando parliamo di Estate.

A noi, figli della fine degli anni ’80, l’amica TV confezionava un’estate pazzesca fatta di programmi straordinari pensati da menti argutissime.

Adesso, tutto questo non c’è più e io non posso che disperarmi scivolando in un mare di nostalgia sopra il mio pedalò alimentato a rimpianti.

Autori e capi delle televisioni italiane vi chiedo: ridatemi la mia Estate Italiana.

PER FAVORE.

Prima di iniziare una petizione su change.org, vi elenco i programmi che devono essere reintegrati subito, ora, adesso.

1_FESTIVALBAR

Già che io debba spiegare il perché c’è l’esigenza – anzi necessità primaria – che torni il Festivalbar, lo trovo molto offensivo.

Chiunque l’abbia visto, sa di cosa sto parlando e che il suo ritorno dovrebbe essere inserito nel contratto che M5S e Lega hanno sottoscritto in questi giorni.

Al Festivalbar dobbiamo tutto:

  • La conoscenza geografica dell’Italia (grazie al format itinerante tutto il pubblico Mediaset sa dov’è Lignano Sabbiadoro);
  • Lo sdoganamento di temi caldi e tabù, come l’omosessualità (vedi le Tatu) o la pedofilia (vedi Alizée);
  • Talenti del calibro di Fiorello, Alessia Marcuzzi, Amadeus, Gerry Scotti, Elenoire Casalegno, Claudio Cecchetto, Eleonora Brigliadori e Licia Colò.

Ti prego TV generalista, ridacci il Festivalbar e le due compilation, rossa e blu, con cui passavo i pomeriggi al baretto fuori dalla chiesa a sentirmi una delle Lollipop.

2_IL QUIZZONE

Il mio programma preferito di sempre.

Due squadre di VIP, la rosa e la blu, sotto l’attenta conduzione di Gerry Scotti si sfidano per portare a termine tutte le prove.

I partecipanti, dello spessore di Milly d’Abbraccio e Marco Balestri, dimostravano ogni puntata quanto fossero ignoranti, e tutto questo solo per intrattenere il pubblico.

Se questa non è dedizione, non so davvero come chiamarla.

Fun fact: la mia sfida preferita era quella in cui Gerry mostrava alle squadre un video di un oggetto che veniva squagliato, ma mandandolo al contrario.

La prima squadra ad indovinare di quale oggetto si trattasse vinceva il punto.

Ecco, durante la mia Estate ’97 avrò dato fuoco ad una 30ina di oggetti sperando di replicare il format TV, provocandomi invece una bella intossicazione alle vie respiratorie.

Grazie Gerry!

3_FURORE

Anche la Rai con Furore, cala l’asso del gioco a squadre VIP.

Uomini contro donne, stelle contro cuori, in un quiz musicale che fu la cornice della mia prima cotta estiva.

Per Alessandro Greco.

Lo storico presentatore di Furore mi faceva sudare come una fetta di prosciutto lasciata al sole. La me decenne vedeva in quella fronte pallida imperlata di fatica, l’uomo a cui avrei detto Sì all’altare.

Per fortuna, come tutte le cose belle, anche la mia cotta durò 3 mesi; assieme all’abbronzatura se ne andò anche la pulsione sessuale per quel ragazzo che sembrava sempre malaticcio.

Ma l’amore vero, quello per Furore, rimane invariato negli anni anche adesso che ormai non lo trasmettono più.

La verità è che tutte quelle star della TV che ballavano e cantavano like nobody is watching, mi facevano sentire parte di un gruppo.

Il più alto merito che riconosco a Furore è di essere stato un programma anti classista che ha profondamente umanizzato le celebrità del piccolo schermo, rendendole più vicine e accessibili.

Celebrità come Debora Caprioglio ed Eva Grimaldi.

4_LUCIGNOLO

Ovvero: la propaganda di Italia 1 per farci restare a casa la sera.

Addirittura, Lucignolo giocava d’anticipo.

Trasmesso in primavera in seconda serata descriveva con orrore delle cose molto divertenti che tu NON avresti dovuto fare una volta fosse scoppiata l’estate.

Il programma era un insieme di reportage molto beceri e molto sfocati – girati per lo più nelle piazze e discoteche italiane- accumunati da un solo tema come l’alcool, i tatuaggi, la droga, il sesso, la prostituzione ecc ecc.

Quindi di base, per un adolescente normo dotato come me, era in realtà una perfetta lista delle cose da provare da luglio a settembre.

Lucignolo era un rotocalco televisivo di propaganda cattolica travestito da programma di attualità al passo con i tempi.

La riprova, a mio avviso, si trova nel voiceover ripescato direttamente dalla Superclassifica del Telegattone: un uomo con voce giovanile che storpia parole del gergo per svecchiarsi.

E allora: su la mani popolo di Italia 1!

5_GIOCHI SENZA FRONTIERE

Mi bastavano due note della sigla dell’Eurovisione per capire che quella sera avrei potuto stare sveglia fino a tardi. Giochi Senza Frontiere era per me una fonte ingestibile di eccitazione, ansia e competizione.

Sono cresciuta sperando di potervi partecipare un giorno, prima o poi, e invece il mio Paese, esattamente come la pensione, ha deciso di ammazzare la mia prospettiva futura.

Il format è semplice: si tratta di una competizione ludico-sportiva con prove molto simili a quelle di Takeshi’s Castle.

Le uniche differenza sono che

  • in Giochi Senza Frontiere tutto viene preso molto seriamente,
  • il programma ha insegnato i fondamentali della lingua francese agli italiani.

GSF ha fatto record di ascolti ogni estate fino al 1999, anno in cui è stato interrotto, pare per motivi di budget: si narra che per produrlo si muovevano una quantità di soldi pari al PIL degli Emirati Arabi.

Ma io non mi arrendo.

Non voglio crede che nell’epoca in cui tutto è sponsorizzato e brandizzato, non si riesca a trovare uno stronzo che finanzi la versione più divertente delle Olimpiadi.

Non è certo questa l’era in cui voglio vivere, se così fosse.

Sappiate che nel 2000 alla Rai sono arrivate 7000 – SETTEMILA – lettere di telespettatori che chiedevano a gran voce dove fosse finito Giochi Senza Frontiere.

Ed io, nostalgica, sto ancora aspettando una risposta.

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