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Pensate di sapere tutto in fatto di rapine? Siete convinti che il mondo holliwoodiano vi abbia già insegnato quanto ci sia da sapere a riguardo? Lamborghini, armi tecnologiche e impronte digitali modificate, sono gli elementi base di una grande rapina? 

Ecco, non ci avete capito una mazza anche a sto giro.

Sabato scorso in Via Montenapoleone a Milano tre rapinatori sono riusciti a dimostrare come una rapina, a dispetto delle innovazioni tecnologiche, possa ancora essere qualcosa di apparentemente semplice e vintage.

Stando alle ricostruzioni, i tre rapinatori si sarebbero introdotti nel negozio di Audemars Piguet spacciandosi per turisti. Una volta entrati, uno di loro avrebbe puntato una pistola contro il commesso obbligandolo ad aprire le varie teche contenenti i preziosissimi orologi. La fuga? In bicicletta, giusto per strizzare l’occhio al mondo ambientalista. Alla faccia delle varie Ferrari dei film americani: «graziella e pedalare», come dicevano i nonni.

Come si piazzerebbe quest’ultima tra le grandi rapine che hanno contraddistinto la storia criminale di Milano? Vincerebbero l’ambito grimaldello d’oro?

Ecco le più celebri rapine avvenute nel capoluogo meneghino

La rapina di Via Osoppo
27 febbraio 1958. Ugo Ciappina, ex partigiano e ormai noto criminale, organizzò in Via Osoppo un assalto ad una portavalori: 7 uomini vestiti da operai (nelle caratteristiche tute blu) distribuiti su 4 macchine. Rapina spettacolare e particolarmente rappresentativa di quel boom economico che aveva fatto sì che le auto diventassero protagoniste della vita di tutti i giorni, compresa quella criminale. La prima macchina tagliò la strada al blindato, la seconda lo speronò sul fianco costringendolo a fermare la sua corsa. Una volta rubato il mitra alla guardia che stava guidando, fu un gioco da ragazzi svaligiare il furgone per poi sparire nel nulla a bordo di una Giulietta. La banda venne successivamente sgominata dalle indagini della squadra mobile capitanata da Paolo Zamparelli.

La rapina al Banco di Napoli
Sono le 15.20 del 25 settembre 1967 quando una banda armata di 4 rapinatori capitanata da Pietro Cavallero (detto Denti di lupo) fa il suo ingresso al Banco di Napoli di Largo Zandonai, zona Fiera. A differenza di quella di Via Osoppo, questa rapina si conclude con un inseguimento che diverrà una vera e propria mattanza con 4 vittime e oltre 20 feriti. I quattro, infatti, una volta usciti dalla banca, rubarono la macchina del musicista jazz Pupo De Luca (ha collaborato con Chet Baker) e trasformarono le vie di Milano in un vero e proprio far west.

Luciano Lutring, il ladro gentiluomo
In realtà non è dato sapere se questa rapina sia realmente avvenuta e, in tal caso, dove. Tuttavia, è l’aneddoto legato all’inizio della carriera criminale di uno dei personaggi più affascinanti di tutta la mala milanese: Luciano Lutring.

Autore di oltre 500 rapine per un bottino complessivo di più di 35 miliardi di lire, Luciano , conosciuto anche come Il solista del mitra, divenne particolarmente celebre per il suo stile di vita sfrenato, caratterizzato da macchine veloci, alberghi di lusso e belle donne. Insomma, un bomber. Prima ancora di diventare un rapinatore però, era solito girare per Milano armato di una vecchia Smith & Wesson, i cui proiettili non erano più in produzione. 

«Un giorno mia zia mi chiese di andare a pagare una bolletta alle poste. Io andai. Ma l’impiegato era lento e detti un pugno sul bancone. Nel movimento si vide la finta pistola che portavo sotto la cintura. L’impiegato credette che fosse una rapina e mi consegnò i soldi. Io pensai: “È così facile?”. E me ne andai col bottino.»

Il clan dei Marsigliesi e la gioielleria Colombo
Civico 12 di Via Montenapoleone. Il clan dei marsigliesi capitanato da Joe Le Marie detto Il sindaco (vero nome un banalissimo Giuseppe Rossi) rapinò la gioielleria per un valore di circa 300 milioni di lire. «Per me è stata una signora rapina e quelli lì sono dei tipi in gambissima», fu la testimonianza di un giovane garzone di bottega raccolta da Dino Buzzati, allora reporter per il Corriere, a testimonianza di come le grandi rapine abbiano sempre affascinato grandi e piccini. Otto giorni dopo finirono tutti in manette. 

Mazze e Molotov da Frank Muller in via della Spiga
Nel nord Est della Romania, precisamente nell’orfanotrofio di Petra Neamt, un gruppo di criminali venne addestrato ed istruito al fine di compiere una serie di rapine epocali distribuite su tutta Europa: Parigi, Londra, Bruxelles, Firenze e appunto Milano. 

Proprio a Milano, i nove giovani tra i 20 e i 25 anni compirono quelle che il Sostituto Procuratore Alberto Nobili definì come due delle rapine più clamorose dei nostri tempi, entrambe alla gioielleria svizzera Frank Muller di Via della Spiga.
Il primo colpo risale al 15 Febbraio 2013: i giovani si fecero largo con mazze e martelli frantumando le vetrine del negozio e, dopo aver picchiato commessi e clienti, arraffarono 48 orologi per un valore di oltre 600mila euro. La fuga? Una molotov lanciata in mezzo alla strada. Il colpo durò in tutto 55 secondi. 
Il 21 maggio dello stesso anno la banda colpì nuovamente la gioielleria.

Ci vollero oltre 2 anni di indagini per risalire ai responsabili degli efferati crimini.

Articolo scritto da Diego Carluccio

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