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Fan della street art o presunti tali, questa notizia è per voi: Banksy, il misterioso e chiacchierato artista britannico, arriverà per la prima volta in Italia con una mostra personale al Mudec, Museo delle culture,  di Milano.

In passato sono state organizzate diverse mostre su di lui presso gallerie d’arte, ma mai un museo civico aveva finora ospitato una sua personale: The art of Banksy. A visual protest (l’arte di Banksy, forma di protesta visiva) inaugurerà il prossimo 21 novembre, e già si preannuncia uno degli appuntamenti imperdibili dell’autunno meneghino.

Lo street artist più famoso del mondo non ha bisogno di tante presentazioni: la comparsa delle sue opere su un muro cittadino diventa in pochi minuti una notizia per via dei messaggi chiari, forti e potenti su temi politici e sociali. Questa la principale ragione del successo, insieme a un anonimato che Banksy difende strenuamente da anni e che lo ha reso una sorta di creatura mitologica, venerata in ogni dove.

The art of Banksy. A visual protest è un progetto espositivo che raccoglie oltre 70 lavori tra dipinti, sculture e stampe, corredati di oggetti, fotografie e video che raccontano attraverso uno sguardo retrospettivo la sua opera e il suo pensiero.
La mostra si articolerà attraverso quattro sezioni: Banksy verrà raccontato sia in un contesto più generale della storia dell’arte che in relazione alla teoria della psicogeografia secondo cui lo spazio di azione dell’artista è il territorio, il voler creare delle situazioni, il senso di appartenenza comunitario, l’impulso controculturale. La componente fondamentale del suo lavoro è infatti costituita dalla relazione con il paesaggio umano nel quale l’artista si esprime, spesso in zone di conflitto, dove anche la politica e le istituzioni faticano ad arrivare.

La quarta sezione sarà intitolata I luoghi di Banksy, e qui verranno presentati, con fotografie e video, i murales dell’artista nella loro collocazione originaria, per sottolineare appunto l’importanza del luogo dove viene realizzata l’opera, che spesso racchiude in sé il messaggio principale da veicolare. Oltre a queste, immagini delle sue famose incursioni nei più importanti musei del mondo, delle sue mostre più provocatorie e un documento sul progetto Santa’s Ghetto, una serie di opere a Betlemme e sul muro divisorio che separa palestinesi e israeliani.

Preparatevi, perché a novembre non si parlerà d’altro: se vi sentite ignoranti in materia e incapaci di sostenere una conversazione causale durante l’aperitivo, potete rimediare qui e qui.

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