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Chi non ha mai notato l’obelisco in Piazza Cinque Giornate? Alzi la mano, invece, chi sa perché è lì e cosa rappresenta!

Tranquilli, non siamo a scuola e non vi stiamo interrogando. Anche per noi  – abituati a sfrecciargli a fianco – non è mai stata una priorità saperlo. È giunta però l’ora di scoprire finalmente cosa ci rappresenta un obelisco nel bel mezzo di uno dei più importanti snodi della città.

Forse non serve nemmeno un Ambrogino d’Oro per intuire che il collegamento è con le celebri Cinque Giornate di Milano, ossia le insurrezioni popolari contro le truppe austriache avvenute fra il 18 e il 22 marzo 1848.

Tuttavia l’obelisco non è spuntato lì per caso, ma il progetto è stato scelto accuratamente attraverso vari concorsi indetti dal Comune di Milano. L’ultimo nel 1880. Furono presentati per l’occasione ben 82 progetti, nessuno dei quali riuscì a soddisfare in pieno le aspettative della commissione di concorso (forse composta dagli avi di Mara Maionchi). In particolare in nessuna opera si riusciva a rintracciare «quell’alto pensiero, quel nobile svolgimento, quel singolare e animoso spirito d’arte che occorrono per rammentare ai posteri nientemeno che la gloria delle Cinque Giornate».

E fu così che, come a volte accade, vinse l’outsider, quello che era andato fuori tema. Uno scultore varesotto di nome Giuseppe Grandi. Questi presentò il progetto di un’ opera scultorea che non rispettava il programma del concorso. E proprio quello fu scelto!

Il destino fu  beffardo con il Grandi, che lavorò alacremente all’opera per 13 lunghi anni morendo però poco prima del suo completamento.

Il monumento in bronzo è composto da cinque figure femminili, che incarnano azioni e sentimenti dei moti popolari di ciascuna delle cinque giornate. Per la loro realizzazione il Grandi selezionò cinque modelle dell’epoca. Maria Torrani, la prima, rappresenta la chiamata a raccolta delle campane a martello. Giovannina Porro, piangente, per il dolore delle carneficine e i martiri inflitti dagli austriaci. La terza, Luigia Prati, è particolarmente evidente e rappresenta lo spirito lombardo chiamato a raccolta. Innocentina Rossi e Tacita Chiodini, avvolte da un drappo di bandiera, simboleggiano la fama e la vittoria.

Rapiti dalla bellezza delle modelle ci stavamo dimenticando l’aquila reale e il leone, simboleggianti rispettivamente l’idea di libertà ispiratrice dei moti e la forza a difesa della barricate.

Sull’obelisco centrale sono riportati i nomi dei caduti, le cui spoglie sono state poste in una cripta sotto al monumento. La cripta è visitabile solo dal 18 al 22 marzo di ogni anno, per cui bloccate le agende sin da ora.

Per restare in tema di curiosità, sappiate che prima di finire lì sotto l’obelisco, i caduti erano deposti nel Sepolcreto della Ca’ Granda (riaperto e visitabile da pochi mesi). Lì potrete notare che i nomi sono scritti sui muri e che alcune tavole sono dedicate esclusivamente alle donne, segno di emancipazione anche nei moti popolari.

Così, ora che vi abbiamo svelato il perchè dell’obelisco, ne saprete qualcuna in più quando la tipa vi obbligherà a cazzeggiare al Coin il sabato pomeriggio. La nostra mission è compiuta!

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