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Bello è bello, anzi bellissimo. Nelle passeggiate del weekend o tra uno spostamento-sbatti e l’altro, capita di ammirarlo, e se si è lontani, ecco che gli hanno pure dedicato un account instagram per tenerlo sempre d’occhio.

Lui, il Castello Sforzesco, una delle mete turistiche più importanti di Milano e il luogo per eccellenza delle gite scolastiche (è sempre, sempre pieno). E allora, come d’altronde per tanti spazi e monumenti di Milano, sappiamo tutto di questo capolavoro? Probabilmente no.

Ecco 5 cose che (forse) non sapete sul Castello Sforzesco:

1_Distrutto dai milanesi, salvato dai milanesi

Per secoli il Castello Sforzesco è stato considerato dai milanesi simbolo dell’oppressione straniera, e per questo, più volte, i cittadini l’hanno attaccato, saccheggiato e tentato persino di demolirlo. Una volta (nel 1521) addirittura, quando era in mano ai francesi, la Torre del Filarete, trasformata in deposito di munizioni, esplose provocando danni consistenti alle murature. A fine ‘800 invece, mentre Napoleone si avvicinava e gli austriaci stavano per lasciare Milano, un gruppo di milanesi filofrancesi tenta l’attacco dell’odiata fortezza ma viene respinto. I francesi lo destineranno poi ad alloggio di circa 4000 uomini, mentre le sale affrescate furono utilizzate come stalle. Il Castello di oggi è il risultato di una complessa opera di restauro iniziata nel 1893 sotto la direzione di Luca Beltrami, e tutta la cittadinanza partecipò alla sottoscrizione pubblica per riportare il complesso all’antico splendore.

2_La donna che si rasa il pube

C’è un bassorilievo particolare nel castello: una donna che si pettina, o forse si rade il pube. Decisamente atipica come raffigurazione, si trova al Castello ma non è sempre stata lì: la donna ornava infatti uno degli ingressi alla città di Milano, Porta Tosa (Tosa che infatti in dialetto significa ragazza), divenuta Porta Vittoria dopo l’Unità d’Italia. E chi era quella Tosa? Una prostituta, dato che pettinarsi il pube era un’usanza frequente nel XII secolo fra le donne di strada per eliminare i pidocchi, ma la sua rasatura era una pena inflitta alle prostitute e alle adultere. E chi era quella prostituta? Probabilmente Beatrice di Borgogna, la moglie dell’odiatissimo Federico Barbarossa che nel 1162 aveva messo a ferro e fuoco la città. Secondo altri potrebbe essere Leobissa, l’imperatrice di Costantinopoli che negò ai cittadini milanesi l’aiuto per ricostruire la città distrutta dal Barbarossa.

3_C’è una sala del Tesoro

Vi si accede dal Cortile della Rocchetta, e il tesoro era quello di Ludovico il Moro, Duca di Milano ai tempi di Leonardo da Vinci. Un tesoro per lui e per la città: su quel patrimonio l’ambizioso Duca fondava tutto il suo programma di espansione militare e conquista del Nord Italia.

4_L’affresco misterioso senza testa

Davanti alla sala del Tesoro si trova un affresco rovinato, sul quale sono state fatte diverse congetture. Attribuito in passato anche a Leonardo Da Vinci, c’è oggi generale accordo nel riconoscere l’autore nel Bramantino, secondo alcuni il più grande artista lombardo del Rinascimento, e il personaggio senza testa sarebbe Argo, gigante mitologico dai 100 occhi che non dormiva mai, e quindi poteva difendere il tesoro (scelta pessima perché la mitologia non lo descrive come un grande guardiano, dato che Ermes, messaggero degli dei, riuscì a farlo addormentare e a cavargli tutti i 100 occhi…).

5_Il tunnel sotterraneo segreto

Qui siamo nella leggenda, perché sembrerebbe che dal sottosuolo del Castello Sforzesco si snoderebbe un corridoio, un passaggio segreto, che porta fino alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Tra le cavità presenti nel sottosuolo del Castello c’è infatti un cunicolo il cui ingresso è visibile ma il cui percorso è bloccato da una frana mai rimossa. È un corridoio molto stretto e basso e, secondo la leggenda, si snoderebbe per il ventre della città per poi sbucare nel Santuario di Santa Maria delle Grazie, dove, a sua volta, si trova un buco cementato sul pavimento, in teoria l’altro accesso al cunicolo. Questo tunnel segreto sarebbe stata una via di fuga, ma anche la strada privata di Ludovico Sforza per andare a piangere la moglie Beatrice d’Este, prematuramente scomparsa, la cui tomba era proprio nel Santuario.

 

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