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Ho iniziato ad andare a ballare a 15 anni, a 21 per mia mamma. Oggi, come allora, il motivo principale che spinge le persone a chiudersi in questi posti bui, dove tutto è costosissimo, la musica fa schifo e dove un tizio palestrato con la terza media può dirti se sei vestito bene o meno, è uno solo: la figa. 

Motivo per cui, ogni qualvolta trovo una disperata che riesce a sopportarmi, mi tengo lontano dai club con la stessa intransigenza con cui Maurizio Costanzo si tiene lontano dai maglioni girocollo. Della serie: non vai al ristorante se non hai fame…

Le discoteche sono però posti meravigliosi che nel corso degli anni mi hanno consentito di incontrare alcuni dei personaggi più incredibili del pianeta terra e osservare comportamenti assai bizzarri. Dieci anni di locali e discoteche valgono in scioltezza un dottorato di ricerca in Scienze Comportamentali. È un mondo basato sull’apparire e non sull’essere, dove è difficile farsi largo se sei un ragazzino introverso che piuttosto che parlare a una ragazza preferirebbe farsi prendere a pallonate in faccia da Adriano. 

La domanda, oggi come allora, è sempre la stessa, come portare a termine quella che i maestri del settore chiamano: la mossa. Ecco, proprio qui viene il bello.

Forse molti di voi hanno comprensibilmente rimosso, e cari miei un po’ vi invidio, ma c’è stato un tempo molti anni fa in cui in discoteca avreste potuto assistere al manifestarsi di alcuni strani episodi. 

Attirare l’attenzione delle ragazze è sempre stato complicato, ma, comprensibilmente, in un posto dove la musica ti impedisce di parlare, dove tutti sono ubriachi e dove si vede poco e un cazzo, è difficile approcciare una fanciulla con i versi dell’Edipo Re. 

Ecco quindi le due tecniche che nei primi anni ’00 si contendevano il controllo delle piste di mezza Italia a colpi di cattivo gusto:

La Tektonik 

Eccola, la più grande forma di disturbo mentale di massa propagatasi tra i cubi di mezza Italia con una velocità tre volte superiore a quella della peste bubbonica. 

Apprendo da Wikipedia che questa stronzata made in Francia è anche conosciuta nel mondo col nome di electro dance e Milky Way, e consisteva in una serie di movimenti imbizzarriti a metà tra un posseduto e un robot che si è impallato sulla funzione lavavetri. 

Mi ricordo che Youtube stava progressivamente diventando parte delle nostre vite e che in quegli anni veniva utilizzato sostanzialmente per due cose: controllare se si potessero guardare i pornazzi e studiare un branco di tamarri che postavano i propri tutorial su come districarsi tra i complicatissimi passi di questa nuova danza.

Una volta apprese le informazioni necessarie, ci si riversava poi nel locale più marcio della provincia tentando di attirare l’attenzione a colpi di convulsioni. 

Sono andato a ballare con dei miei amici italiani qui a Londra qualche settimana fa e, a mo’ di battuta, ho accennato due mosse di Teknonik a sorpresa. Trionfo tra i compatrioti al grido di «Nooooooo grandeeeee, ti ricordi???» (alito vodka Keglevich lasciata aperta nel 2007). Sguardi perplessi e confusi nel resto del locale. 

Chiedetelo ai vostri amici e scoprirete in pochi minuti come il mondo si divida tra chi ha ballato la Tektonik e chi è un bugiardo infame. 

L’appoggino

Si, avete ragione. La Tektonik è durata nel tempo meno di un 13enne con in mano il calendario Max della Canalis. Nel caso, quindi, foste alla ricerca di un approccio più evergreen, l’appoggino è più duro a morire di Bruce Willis. Gli scienziati garantistico che ci siano più possibilità che Fabrizio Corona diventi ambasciatore Onu, piuttosto che questa nobile danza finisca nel cassetto dei ricordi. 

Come riconoscerlo? Beh se aveste frequentato il primo anno di Legge all’università dovreste sapere come questo sia il tipo di approccio con maggiori punti di contatto con la molestia sessuale aggravata. Oggi però. Una volta, piaccia o meno, si assisteva a scene che a confronto Harvey Weinstein era l’ultimo dei romantici. 

Maschi sudati in canottiera si appostavano negli angoli delle discoteche di tutta Italia sorseggiando cocktail dalla dubbissima eterosessualità alla ricerca del gruppo di poverette che avrebbe collezionato il punteggio più alto all’alcool test: la fase dell’appostamento. 

Scovata la fortunata di turno, questi aspiranti Thema dei Gemelli Diversi scendevano in pista solitamente accompagnati da un amico complice che aveva il nobile compito di depistare la contraerea nemica che solitamente consisteva in un’amica cozza che ti guardava come un Rottweiler tenuto a stecchetto per tre giorni: l’approccio. 

Poi? Il gioco stava nel appoggiare le mani in quella terra di mezzo tra l’ascella e il culo in modo da evitare ripercussioni legali o il canonico schiaffone/cocktail in faccia per le risate del pubblico in sala. La cosa divertente era poi vederli cercare di prendere una ragazza per i fianchi senza che la poveretta se ne accorgesse, fallendo miseramente per altro. Lei si girava più incazzata di Gattuso e, nonostante la musica, era in grado di farsi capire benissimo indicando un tizio poco distante che tu, preso dalle tue fantasie, ovviamente non avevi visto. Inutile aggiungere che il tizio in questione faceva sempre più paura del nazismo. Il fallimento. 

Il succo è proprio quello. Potevi provare quello che ti pare ma anche a quei tempi si scopava sempre domani 

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