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pendim

«Ecco, ho ricevuto una dickpic»

«Una cheee

Questo è lo scambio che a volte mi ritrovo ad avere con amici quando tiro fuori l’argomento e loro non sanno cosa significhi dick pic, anche perché l’englisc non aiuta.

Quando poi gli spiego che si tratta di quel fenomeno, abbastanza diffuso in alcune dating app, per cui l’uomo manda foto del proprio pene (dick pics) come biglietto da visita, si illuminano tutti.

Eppure il tema sembra essere ancora tabù, nonostante – ne sono sicura – un’alta percentuale di uomini e donne ne abbia inviata o ricevuta almeno una nella vita.

Da questo punto di vista, una delle App dove impazzano le dick pic – tipo che prima di aprirla sarebbe consigliato usare un giubbotto anti-proiettile, o anti-pene – è GrindR: l’app destinata a uomini omosessuali e bisessuali. Su GrindR infatti è permesso sia chattare senza bisogno di un match (aspetto necessario ad esempio su Tinder), sia di conseguenza inviare la qualunque – ma veramente la qualunquein chat.

*Pro-tip: aprire GrindR in Porta Venezia potrebbe portarvi grandi gioie se siete nel target, ho raccolto storie di rimorchio (o da rimorchio) in merito che voi umani…

Avete idea di quante sfumature di cazzo possono esistere?

Ecco, io ho fatto un esperimento: mi sono iscritta su GrindR, dichiarandomi esplicitamente donna (quindi fuori target per l’app quanto una in tuta che tenta di entrare all’Old Fashion), con una foto semi-censurata del mio volto e dichiarando di essere lì solo per curiosare.

Apriti cielo.

Mi sono arrivate due dick pic (o meglio, una era un intero shooting con tanto di bomboletta deo-spray per farmi apprezzare la comparazione in termini di centimetri) nel giro di 20 minuti. Di solito arrivano da parte di bisessuali (e perfino eterosessuali infiltrati, pensa te che volponi!) dopo complessi giri filosofico-galanti del tipo:

«Ciao»

Perché lo fanno? Perché pensano che basti una foto-tessera del loro armadillo per farti svarionare dall’eccitazione e ricambiare il gioco con una figa-pic (seh, magaaari). La dick pic, quando non richiesta dall’interlocutore – il consenso è un discrimine importante in quanto la musica cambia se si tratta di un gioco avviato e consensuale in chat (googlare sexting, prego) – urta la sensibilità e per diverse donne vale come una molestia. Avreste più possibilità di fare colpo con un VIP pass salta-fila per il neonato Starbucks di Milano, per dire.

Ma c’è chi è riuscito a trasformare questo fenomeno da casi umani in un business.

Critique my dick pic è un blog su Tumblr creato da Madeleine Holden in cui recensisce foto di peni per 25$.

A dispetto di ciò che si potrebbe pensare, non è un profilo cazzaro (in tutti i sensi), anzi: le recensioni sono accurate e precise, con consigli su come migliorare esteticamente le fotografie. Ogni settimana l’autrice riceve in media 100-200 dick pic e analizza con cura stile, angolazione, tonalità cromatica, luci e composizione delle foto, senza cedere mai a un linguaggio da camionista. Come una vera critica d’arte. Vittorio Sgarbi lèvate proprio!

Un approccio che in realtà ha una causa nobile, perché cerca di portare il pensiero sex positive (googlate anche questo), di accettazione della diversità del corpo e sperimentazione libera della sessualità, nell’ambito del sexting, che spesso non lo è.

Usiamo il verbo presente ma c’è da capire che fine farà questo profilo Tumblr dopo il ban che il social ha deciso di applicare sui contenuti pornografici dal 17 dicembre. Per molti sancirà la sua morte.

Staremo a vedere nell’attesa di capire dove migrerà Madeleine con le sue recensioni. In fondo, Il motto del blog è: Send me dick pics, I’ll critique them with love.

E quindi, con amore, speriamo continui a farlo.

Credit immagine di copertina

Articolo scritto da Marvi Santamaria, autrice del blog Match and the City

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