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Figa, ma quanto si sta bene a Milano? 

Quanto benessere, quanta ricchezza?

Per chi se lo stesse chiedendo, a Milano, in termini prettamente economici, si sta nettamente meglio che in qualsiasi altra città della Penisola. 

Stando infatti ai dati pubblicati dal Comune e dall’Osservatorio di Assolombarda, negli ultimi cinque anni il Pil è praticamente raddoppiato rispetto al resto del Paese (9,7% contro 4,6), così come il reddito pro-capite continua a essere nettamente superiore: 49mila euro contro i 26mila della media nazionale. 

Tutto bene, quindi? Come mai non vedo ancora una Lamborghini parcheggiata nel mio posto auto? Perché continuiamo ad essere dei poveracci?

Semplice, ci siamo dimenticati un piccolo dettaglio.

La stragrande maggioranza di questo benessere appartiene a una fascia ristrettissima della popolazione. Un 9% di persone che detiene oltre un terzo della ricchezza della città. Come dicevano gli antichi egizi, una bella inculata. 

La distanza tra chi sta bene e chi sta male sembra ormai da tempo aumentare incontrastata. Un problema di cui anche il sindaco Beppe Sala sembra essere pienamente consapevole: “Sono contento di aver portato a termine in maniera decisiva l’obiettivo di aprire Milano all’internazionalità, ma ora è il momento di dedicarsi a chi ha goduto di meno. Questo beneficio deve essere il più condiviso possibile”.
Per il Sindaco è necessario l’avvento di una rivoluzione sociale che non può che passare dal mercato del lavoro. Andando in particolar modo a intervenire su precariato e disoccupazione giovanile, le due grandi piaghe del settore. 

Della stessa idea anche il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi che ha rivendicato l’importanza del costruire un Paese in grado di progredire in maniera più omogenea: “Bisogna porsi come esempio per la crescita dell’intero Paese, andando a costruire uno sviluppo inclusivo e sostenibile che coniughi la dimensione ambientale ed economica con quella sociale.”

Lo studio ha anche messo a confronto il capoluogo lombardo con le principali realtà europee. 

Come polo universitario, ad esempio, Milano si classifica al terzo posto per l’attrazione dei talenti, subito dietro Monaco e Barcellona. Un dato particolarmente importante per l’acquisizione dei finanziamenti europei. 

La città si conferma anche al terzo posto per l’appeal turistico, con un 8,7% di crescita che ha superato persino il picco di Expo. 

È però sugli investimenti che Milano riconquista, a discapito di Monaco, il primissimo posto. Questo grazie al numero di imprese estere presenti sul territorio in costante aumento. Milano, per chi non lo sapesse, è la porta d’ingresso per il 34% di tutti i capitali esteri in arrivo in Italia. Mica male eh?

Che dire, non ci resta che aspettare fiduciosi nella speranza che a quel 9% si aggiunga uno zero il più in fretta possibile.
Una Lamborghini continuerà a essere impensabile, ma magari la prossima macchina la finiamo di pagare entro il 2100.

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