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Canten tucc “lontan de Napoli – ma anche da Roma, dalla Brianza o dall’estero – se moeur” … ma poeu vegnen chì a Milan.

Le frasi di Oh mia bela Madunina sembrano profetiche se andiamo a leggere gli ultimi dati sull’aumento di residenti nella città del fatturato: Milano negli ultimi dieci anni ha attratto 533.210 abitanti, mentre se ne sono andati 357.365. Il saldo è facile da fare: 175.845 nuovi residenti in 10 anni, con la quota di 1,4 milioni bella che superata.

I nuovi residenti sono tutti Giargiana? Sì e no. Innanzitutto Milano piace tanto all’estero, e non solo per venirci a fare shopping o un party nella settimana della moda, ma proprio per mollare la residenza da altri paesi e vivere in Italia: nel 2018 gli iscritti all’anagrafe in arrivo da un paese straniero sono stati 14.444, mentre quest’anno — dati ancora parziali e fermi a ottobre — siamo già vicini a quota 13mila. Sono quindi più i nuovi residenti internazionali che i Giargiana diggiù. Quasi 7mila, al secondo posto, sono gli arrivi dall’hinterland, di chi non ha voluto aspettare allungamenti di metropolitane, biglietti unici e progetti di rivalorizzazione, ma si è spostato nella città Imbruttita. E sull’ultimo gradino del podio chi troviamo? Un po’ a sorpresa, i nuovi milanesi sono anche di Roma: fino a ottobre di quest’anno i romani diventati meneghini sono 1.898, a fronte dei 1.591 di tutto il 2018; poi troviamo Brianza e Napoli appaiate al quarto e quinto posto.

«Questa città è stata fatta grande nel dopoguerra dall’immigrazione del Sud — ha dichiarato la scorsa settimana il sindaco Beppe Sala presentando la guida per chi si trasferisce in città. Oggi stiamo vedendo un ritorno di tanti giovani dal Meridione, che è una cosa buona per noi ma il segno di come questo Paese faccia drammaticamente fatica ad aiutare questi giovani che vengono a Milano. Ieri leggevo un articolo del Guardian secondo cui l’85% dei milanesi non vorrebbe abitare in nessun altro posto. In questi anni Milano ha consolidato il suo percorso. Le università hanno quasi 220mila studenti, le istituzioni culturali sono più solide, c’è un’imprenditoria che cerca costantemente di rinnovarsi e i milanesi sono gente generosa e aperta. La città è insomma ben instradata. Si respira una dimensione internazionale che è quasi irreversibile. Basti dire che a Milano hanno sede 4.300 multinazionali sulle 14mila totali che operano in Italia».

Secondo Sala c’è però ancora qualcosa di importante da fare, e il focus è sul tema dell’equità sociale: «Questo è il momento in cui Milano deve dimostrare la capacità di fare qualcosa per gli altri, senza però rallentare la propria crescita».

Comunque, sempre analizzando i numeri, Milano è anche la città che cresce per la forza del fatturato, non certo per la famiglia: innanzitutto ci sono un botto di single (oltre 400mila), mentre i nuclei composti da più di una persona sono 343.093, di cui il 47% è formato da due unità, il 27% da tre, il 19% da quattro, il 5% da cinque e via a scalare.

Detto questo, a Milano per fare qualche K, per trovare un’opportunità e per cercare soluzioni migliori, la gente arriva un po’ da ogni parte.

Va bene bagai, posto ce n’è, ma non fate casino e imparate subito che qui ci si sbatte, si corre e soprattutto ci si mette sulla destra sulle scale mobili. capito?

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