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Partiamo a gamba tesa con il dirvi che a Milano solo 141 su 4250 tra vie e piazze sono intitolate a donne, ovvero il 3,3% del totale: un numero molto light – giusto per usare un eufemismo – in confronto alla compagine maschile. Si tratta per lo più di Madonne, Sante, penitenti, suore e martiri (allegria!). E le letterate, scienziate, donne dello spettacolo, della politica e personaggi storici? Ci sono, ci sono, ma una piccolissima minoranza; insomma, l’attuale odonomastica non rende giustizia alle quote rosa, ma la cosa potrebbe presto cambiare.

Nell’ordine del giorno presentato dalla presidente della commissione Pari opportunità del Comune di Milano Diana De Marchi (Pd) – appoggiato non solo dalla maggioranza – potrebbe esserci la proposta decisiva per l’inversione di marcia che stavamo aspettando: “Perché non intitolare a donne illustri alcune fermate della metropolitana 4 e della Lilla?”.

Milano come Parigi, dunque. Nella Ville Lumière un gruppo femminista ha presentato una consultazione online per intitolare 4 nuove stazioni della metro a figure femminili.

«La futura apertura delle nuove fermate è una grande occasione per rendere un doveroso tributo alle donne che sono state protagoniste nel rendere grande Milano e l’Italia. Nonostante il tanto lavoro che l’amministrazione sta portando avanti in collaborazione per esempio con il gruppo di toponomastica femminile e altre realtà per intitolare alcune vie a donne illustri, oggi a Milano la percentuale è ferma a un numero molto basso», fa sapere De Marchi.

Tutto bello, ma ecco il primo scoglio: i nomi delle fermate della metro non sono affatto casuali. La maggior parte prende nome dalla via principale (o dalla piazza) in corrispondenza della fermata stessa. Alcuni esempi? Il generale Cadorna, il pittore Lorenzo Lotto, il compositore Wagner. L’unica donna tra tutti questi illustri esponenti della rossa è la poetessa Veronica Gambara. E siamo di nuovo a capo con il problema.

Per non sconvolgere troppo il meccanismo, la proposta della consigliera prevede «una doppia intitolazione lasciando spazio al nome, sicuramente maschile, o comunque localizzato geograficamente e aggiungendo quello di una donna importante per la nostra città, che potrebbe essere scelta anche in quanto vissuta o attiva nei dintorni di quella fermata o liberamente come fatto a Parigi».

Il risultato sarebbe simil Cadorna-Triennale, Garibaldi-Nissan, niente di così fuori dal mondo: «Si tratta di un gesto di alto impatto simbolico che serve a suscitare nella mente un’idea diversa, quindi a incidere sulla cultura, in questo caso testimoniando l’esistenza anche di donne che hanno dato contributi utili per la nostra città in ambito scientifico, storico, artistico, sociale, economico, politico». Conclude poi: «Vogliamo dedicare le fermate a grandi insegnanti che hanno cambiato il modo di vedere il mondo. Donne non famose, non note, ma che hanno fatto cose rilevanti per la città e che l’hanno migliorata. Sono tante».

Quanti sì per la toponomastica femminile?

Credit immagine copertina

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