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Indossare giacca e camicia per la videochiamata delle otto del mattino con il capo. A mezzogiorno tocca alla mamma che ci spiega come fare la lasagna. Alle tre brief con i colleghi, sempre in video call, cercando di non far partire filtri imbarazzanti. E poi vuoi non fare pilates alle 18 con l’istruttore, magari sempre via Zoom? Tutti ‘sti appuntamenti virtuali stanno decisamente mettendo alla prova i nostri nervi, tanto che è stato coniato un termine per descrivere questo neonato stato d’animo: Zoom fatigue, letteralmente affaticamento da Zoom, anche se questa tipologia di stress si adatta benissimo anche agli altri programmi per videochiamate.

“Le nostre menti sono insieme mentre i nostri corpi sentono che non lo siamo. Questa dissonanza, che provoca sentimenti contrastanti, è estenuante. Non puoi rilassarti naturalmente nella conversazione”, ha spiegato Gianpiero Petriglieri, professore associato di Insead, che esplora l’apprendimento e lo sviluppo sostenibile sul posto di lavoro.

Da cosa dipende dunque questo stress? In sostanza dal fatto che, mentre di persona assimiliamo sia le parole che il linguaggio non verbale, a distanza siamo focalizzati unicamente su ciò che viene detto e impieghiamo molta più energia per cogliere eventuali altri segnali. Se poi in collegamento siamo in tanti, tipo muro di All togheter now, sai che sbatti cercare di concentrarsi su tutti? Ansia al quadrato se poi ci aggiungiamo pure la sfiga della qualità scadente del video o del ritardo nella voce. Altra menata delle videochiamate è il silenzio, che “crea un ritmo naturale in una conversazione nella vita reale. Tuttavia, quando si verifica in una videochiamata, sei preoccupato per la tecnologia”. Se da un lato andiamo in paranoia perché temiamo subito che il silenzio significhi problemi tecnici, dall’altro il silenzio virtuale genera imbarazzo, a differenza di ciò che accadrebbe durante un incontro faccia a faccia.

Infine, se da un lato i programmi come Zoom ci permettono di sentirci collegati in un periodo così difficile, dall’altro sottolineano in modo ancora più evidente la nostra solitudine. Intimamente sappiamo bene che, una volta chiuso il collegamento, torneremo a essere semplicemente noi, con la giacca sopra il pigiama, e i piccoli grandi problemi di questo strano periodo.

Vabbé ok, ma quindi che si fa? Se ci sentiamo stressati o affaticati dalle videochiamate, l’unica possibilità è quella di limitarle il più possibile o almeno di dosarle nel corso della giornata. Non è necessario farsi vedere dal capo, dagli amici, dalla nonna e dalla zia tutti nella stessa giornata. Figa neanche fossimo Mattarella.

Articolo scritto da Wendy Migliaccio

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